Contaminazione alimentare: rischi e soluzioni assicurative per dirigenti e imprese

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L’immediato ritiro dal mercato internazionale delle pizze Buitoni e degli ovetti Ferrero evidenza in modo lampante i serissimi rischi da contaminazione alimentare che le imprese devono tempestivamente fronteggiare a tutela dei consumatori e del brand aziendale.

I rischi di intossicazione, la temporanea chiusura dello stabilimento, il sequestro e ritiro degli alimenti contaminati sono rischi che riguardano non solo le corporates ma anche le PMI del settore alimentare.

Illustriamo qui di seguito le indispensabili coperture assicurative che non devono mancare.

Le statistiche parlano chiaro. Il numero prodotti contaminati e ritirati in Europa è in continua crescita, e lo vediamo chiaramente nella tabella che riportiamo qui.

Il sistema europeo RASFF (Sistema di Allerta Rapido per Alimenti e Mangimi) ha registrato nel 2020 1168 richiami di alimenti contaminati: se confrontati con i dati dell’anno precedente, siamo di fronte ad un aumento del 13% di denunce rispetto al 2019!

Mandorle, seguite da cereali e prodotti da forno, prodotti di allevamento, frutta e verdure e sostanze ad uso dietetico occupano i primi 5 posti della lista degli alimenti contaminati e ritirati dal mercato.

Con specifico riguardo all’Italia, lanciamo uno sguardo sul rapporto RASFF del 2020: in quell’anno i pericoli sanitari maggiormente riscontrati nelle notifiche attivate  riguardano principalmente microrganismi patogeni, metalli pesanti, additivi e residui di pesticidi.

Per quanto concerne le non conformità riscontrate nei prodotti di origine italiana il maggior numero di notifiche ha riguardato i cereali e prodotti da forno (17), molluschi bivalvi (16), carne (escluso il pollame) (16), frutta e vegetali (13) e latte e prodotti a base di latte (11).

le segnalazioni RASFF del 2020 evidenziano che un elevato numero di notifiche riguarda la presenza di microrganismi patogeni, seguite dai residui di pesticidi e dalle microtossine. Tra i microrganismi patogeni 772 notifiche si riferiscono al riscontro di Salmonelle. Numerose sono risultate essere anche le segnalazioni per Listeria monocytogenes ed Escherichia coli.

Per quanto riguarda il pollame, nel corso del 2020 le notifiche di allerta sono state 453, la maggior parte delle quali, 402, relative alla presenza di Salmonella.

All’interno del sito del Ministero della Salute possiamo individuare con immediatezza gli ultimi alimenti che le aziende hanno deciso di ritirare dal mercato, assieme ad una scheda dove si trovano la data del ritiro e le foto dell’alimento non più disponibile in commercio.

“Il rischio di contaminare un alimento esiste solo per le grandi imprese o anche per le PMI?”

Dai numeri e dalla tabella sopra riportata salta agli occhi che i rischi da contaminazione e ritiro del prodotto non riguardano solo le corporates ma anche le imprese di dimensioni più piccole.

Con la grande differenza che le multinazionali sono strutturate per fare fronte ad una importante e costosa campagna pubblicitaria e di ritiro dei prodotti a tutela del buon nome aziendale.

Mentre quelle di dimensioni inferiori, spesso a conduzione familiare -senza il supporto di studi legali internazionali, uffici marketing in grado di comunicare in più lingue e coperture assicurative per svariate milioni di euro -corrono il serio rischio di trovarsi completamente impreparate a gestire una richiesta di risarcimento da intossicazione per svariate migliaia di euro.

“Sono amministratore di un’azienda alimentare di media grandezza: in caso di contaminazione da prodotto, corro il rischio di pagare i danni di persona come dirigente?”

È molto probabile.

La legge italiana intorno agli obblighi degli operatori nel settore food stabilisce che, nelle imprese da essi controllate, gli alimenti o i mangimi debbano soddisfare i requisiti di salute e sicurezza alimentare in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione e verificare che tali disposizioni siano soddisfatte.

Se il nostro prodotto risulta contaminato e non è tempestivamente ritirato dal mercato, corriamo il rischio che un consumatore, intossicato, possa chiamare in causa l’azienda a risarcire i danni.

Tuttavia, a questo rischio è esposta non solo l’impresa ma anche i suoi manager in prima persona.

Sono molto frequenti i casi in cui l’amministratore è stato costretto a difendersi di fronte al giudice, con un avvocato pagato a proprie spese a rispondere dei danni personalmente, con il suo patrimonio.

Casi simili ricorrono quando le autorità scoprono che non sono state rispettate, da parte degli organi dirigenziali, le norme a tutela della salute dei consumatori e dell’igiene alimentare.

Alle aziende, e ai loro dirigenti, è richiesto di affiancare alle analisi mirate di routine ulteriori verifiche di controllo ed escludere la presenza di contaminazioni e sofisticazioni alimentari.

In caso di violazione della legge e grave contaminazione, la stessa proprietà aziendale può rifarsi sul patrimonio personale dell’amministratore e chiedere il risarcimento dei danni d’immagine che derivano da una grave lesione del brand da contaminazione alimentare.

A questi rischi risarcitori vanno incontro i dirigenti sia delle aziende manifatturiere che di quelle che si occupano di importazione e distribuzione dall’estero: è la normativa comunitaria a mettere tutte sullo stesso piano.

Non dobbiamo assolutamente dimenticare che i manager rischiano di rispondere anche di fronte al tribunale penale.

Sia in Italia che all’estero il bene tutelato è la pubblica incolumità e l’operatore alimentare può essere punito anche se il danno non si verifica, visto che è sufficiente la presenza di un pericolo concreto come la messa in commercio e il mancato tempestivo ritiro di un alimento contaminato.

“Abbiamo visto che gli amministratori corrono dei rischi sia sul piano civile che penale: esistono soluzioni assicurative contro il rischio di pagare di persona i danni?”

La risposta è affermativa: possiamo mettere in sicurezza il nostro patrimonio ricorrendo ad una specifica copertura assicurativa pensata per dirigenti e amministratori d’azienda.

Tuttavia, dobbiamo fare una netta distinzione.

La richiesta di risarcimento per danni da intossicazione alimentare -che un consumatore può chiedere all’azienda quando un alimento, immesso nel mercato, è contaminato-è cosa diversa dalle spese legali che un amministratore rischia di sostenere, in proprio, per mancata osservanza degli obblighi di legge in materia salute e igiene alimentare.

Un qualsiasi errore nella produzione (anche solo accidentale) può portare alla contaminazione o alterazione delle qualità organolettiche dell’alimento tali da minare la sua integrità e messa in commercio. Un incidente nella produzione può verificarsi lungo tutte le fasi del processo quali: fabbricazione, trasformazione, preparazione, miscelazione, etichettatura.

I danni alla persona, morte o lesioni personali, il danno morale e biologico, la perdita della capacità lavorativa, possono essere assicurati da una specifica polizza assicurativa contro i danni da prodotto alimentare contaminato.

Tuttavia questa polizza non basta quando, oltre all’azienda, anche il manager è chiamato in causa a rispondere in proprio per danni a terzi e lesione del brand aziendale: in questo caso dobbiamo ricorrere ad un’assicurazione diversa, di responsabilità civile degli amministratori.

Intorno a questa soluzione assicurativa abbiamo dedicato numerosi approfondimenti, sia per le aziende in Italia che all’estero, a cui rimandiamo qui.

“Posso servirmi della copertura contro la responsabilità civile dell’amministratore per dimostrare la mia mancanza di colpa?”

La compagnia assicuratrice mette a disposizione dell’assicurato un massimale di spese legali e avvocati specializzati per dimostrare la sua completa estraneità.

Non dobbiamo pensare che le aziende del food e i suoi manager siano sempre e in ogni caso colpevoli di contaminazione alimentare!

Siamo esenti da responsabilità quando dimostriamo di aver posto in essere tutti gli accorgimenti necessari per osservare la legge, cioè di aver fatto tutto il possibile per evitare la contaminazione.

È la stessa la giurisprudenza a tenerne conto quando riconosce l’assenza di penali responsabilità del manager in grado di dimostrare di avere attuato e applicato tutte le misure di prevenzione e gestione del rischio.

Attraverso il supporto legale degli avvocati e dei costi di difesa sostenuti dalla compagnia assicuratrice, possiamo dimostrare che la contaminazione alimentare si è verificata non all’interno del nostro stabilimento ma, ad esempio, per colpa di un errore o di un mancato mancato controllo avvenuto lungo la filiera della produzione, conservazione, preparazione e trasporto del prodotto.

Possono esserci dei casi in cui anche un dipendente infedele può contaminare un prodotto alimentare. Ebbene, le spese investigative anche in questo caso possono essere messe in conto e indennizzate dalla compagnia assicurative.

“Sono titolare di un centro sportivo ed alberghiero: vado incontro, in caso di contaminazione alimentare, agli stessi rischi delle aziende produttrici di alimenti?

Assolutamente sì.

Le infezioni alimentari possono verificarsi non solo all’interno degli stabilimenti produttivi ma anche nel corso della preparazione degli alimenti sul posto, in questo caso nei locali delle cucine di un albergo in cui si somministra cibo.

È molto frequente che un hotel, in buona fede, acquisti all’ingrosso partite di generi alimentari le cui date di confezionamento e scadenza possono essere state manomesse dal produttore o dal rivenditore, spesso di un lontano paese estero.

Ecco che l’intossicazione alimentare degli ospiti, che vengono a contatto con alimenti preparati e cucinati all’interno dei nostri locali da una partita di prodotti scaduta (pensiamo ad una conserva di pomodoro, tonno in scatola, salse pronte, creme dolciarie…), in caso di intossicazione ed avvelenamento, può essere fonte di seri guai giudiziari per l’impresa e per la sua reputazione.

Intorno alle soluzioni assicurative dedicate al settore ho.re.ca rimando qui

In caso di lesione della reputazione del brand aziendale, esistono specifiche polizze assicurative?

Si, ma con alcune riserve.

Il mercato internazionale ha da tempo allargato l’offerta dedicata ai grossi gruppi industriali includendo polizze assicurative a protezione del nome dell’azienda.

Tuttavia, come possiamo facilmente immaginare, la maggior parte di queste assicurazioni sono state pensate per le corporates i cui prodotti e logo aziendale sono da decenni noti in tutto il mondo.

Le PMI, spesso a conduzione familiare, conosciute per lo più a livello regionale, dovrebbero concentrare la loro attenzione a ridurre i rischi di contaminazione da una parte, e a verificare bene, dall’altra, se i massimali di responsabilità civile delle loro polizza aziendali sono sufficientemente capienti contro una richiesta danni a carico dell’azienda e dei suoi dirigenti.

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