Lesioni da incendio in azienda: rischi e soluzioni per dirigenti e amministratori

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I due recenti devastanti incendi che hanno distrutto il grattacielo a Milano e il grande magazzino ad uso commerciale di Vicenza ci insegnano che le fiamme, se non domate per tempo, non perdonano.

In entrambi i casi, per fortuna, non ci sono stati né morti né feriti.

Ma cosa sarebbe successo se oltre ai danni materiali agli edifici fossero rimaste gravemente ustionate le persone che lì abitavano o lavoravano?

Con riguardo al settore commerciale e manifatturiero, evidenziamo i serissimi rischi di natura legale che devono affrontare gli amministratori se un loro dipendente dovesse gravemente ustionarsi in azienda, assieme alle soluzioni assicurative a tutela del patrimonio degli amministratori.

Amministratore d’azienda: i rischi patrimoniali da infortuni sul lavoro

A quali rischi andiamo incontro se un dipendente, a causa di un incendio in azienda, riporta serie ustioni e ci porta in tribunale per danni?

Quando un dipendente si fa male in azienda, i singoli amministratori rischiano di affrontare un lungo e costoso processo per dimostrare di fronte al giudice la loro estraneità ai fatti, oltre al pagamento di salate multe e sanzioni comminate dagli organi di vigilanza e controllo.

Se poi il nostro dipendente dovesse perdere la vita a causa dell’incendio, corriamo il rischio di essere raggiunti da un procedimento penale.

Mi preme tuttavia sottolineare che la responsabilità dell’azienda per infortuni da incendio sul lavoro non è assolutamente scontata, visto che ci sono delle sentenze, come vedremo qui di seguito, che affermano l’esatto contrario.

Quando il comportamento del lavoratore è volontario ed arbitrario, ossia illogico ed estraneo alle finalità produttive, la responsabilità dell’incidente non può essere attribuita al datore di lavoro ma al dipendente.

Ciò non toglie che, a partire dalle prime indagini successive al sinistro, i singoli amministratori chiamati in causa debbano anticipare ai propri legali salate somme di denaro per preparare la linea difensiva.

Il rischio di sostenere in proprio le spese legali in un processo per violazione della sicurezza sul lavoro non riguarda solo gli amministratori legali ma anche quei dirigenti, quadri, impiegati di concetto e country manager che, sebbene non figurano amministratori di diritto, sono comunque investiti di poteri decisionali in ambito sicurezza e prevenzione e pertanto responsabili di fronte alla legge.

La legge che prevede il reato di violazione delle leggi sulla sicurezza sul lavoro a carico dei dirigenti fa infatti riferimento al concreto svolgimento delle relative funzioni. La responsabilità è quindi legata al reale svolgimento della funzione.

Ebbene, possiamo ottenere il rimborso di delle spese legali e processuali grazie ad una specifica copertura assicurativa a tutela del patrimonio del singolo amministratore/dirigente, come vedremo nella parte conclusiva di questo articolo.

Infortuni sul lavoro: gli amministratori quando rischiano di pagare di persona i danni?

Qui di seguito riportiamo alcuni brani delle principali sentenze che attribuiscono la responsabilità a vario titolo in capo o al datore di lavoro o al singolo lavoratore, accompagnate dalle motivazioni del giudice.

In estrema sintesi, se uno dei nostri lavoratori si fa male in azienda, la responsabilità può essere o dell’impresa o dello stesso lavoratore.

Nel primo caso, se non sono state rispettate le norme in materia di sicurezza e salute sul lavoro, il titolare dell’azienda, i dirigenti e gli amministratori possono essere chiamati a rispondere, a titolo personale, di fronte al giudice per lesioni o decesso del lavoratore.

Nel secondo, il datore di lavoro è esente da responsabilità quando è il dipendente che, a seguito di un comportamento “abnorme”, si è esposto a proprio rischio e pericolo a infortuni e lesioni sul lavoro.

Con riguardo ai danni fisici da incendio (scoppiato nelle aree produttive, in mensa o in magazzino dove è concentrato un alto carico di incendio), se un dipendente dovesse riportare serie ustioni, il titolare e i suoi amministratori rischiano di doversi presentare in tribunale e difendersi da una causa di risarcimento per danni.

Se le Autorità dovessero riscontrare la violazione delle norme in materia salute e sicurezza sul lavoro, la responsabilità civile e penale ricade proprio sul dirigente con il rischio, in capo al singolo amministratore, di dover pagare, con il proprio patrimonio personale, tutti i danni fisici e biologici subiti dal lavoratore.

Con riguardo ai rischi del datore di lavoro, mi preme sottolineare che sono numerose le sentenze che vedono proprio l’azienda responsabile (sia in sede civile che penale) per gli infortuni dei propri dipendenti.

Per motivi di sintesi ne riporto qui sotto tre: i giudici hanno attribuito la responsabilità degli infortuni dei dipendenti proprio ai titolari delle imprese dove si è verificato l’infortunio.

Nella sentenza n.32286 del 2006, la Cassazione ha stabilito che il datore di lavoro può essere responsabile per omicidio colposo se il dipendente non ha avuto a disposizione i dispositivi di sicurezza necessari per prevenire gli incidenti in azienda.

La Corte di Cassazione, con sentenza 6 novembre 2018, n. 50000, ha affermato che la colpa può consistere in negligenza, imprudenza ed imperizia aggravata dalla violazione delle norme in materia di igiene e sicurezza sul lavoro quando mancano gli adeguati dispositivi antinfortunistici utili a prevenire il rischio di ustioni ai lavoratori attraverso la predisposizione di idonei dispositivi di protezione individuale.

Con la sentenza n.1218 del 2020 si è stabilito che, anche in presenza di un comportamento imprudente del lavoratore, non può essere escluso il reato di omicidio colposo del datore se quest’ultimo ha trascurato le procedure di sicurezza con l’inosservanza delle norme antinfortunistiche.

Infortunio in azienda: quando la responsabilità è del lavoratore

Non dobbiamo assolutamente dimenticare i casi in cui i giudici hanno attribuito al lavoratore la responsabilità dell’incidente.

Nella sentenza della Cassazione 2020, n. 8988 la vittima di un infortunio sul lavoro è stata ritenuta responsabile esclusiva dell’accaduto a causa di un “un contegno abnorme, inopinabile ed esorbitante rispetto al procedimento lavorativo ed alle direttive ricevute”.

Quando il comportamento del lavoratore è volontario ed arbitrario, ossia illogico ed estraneo alle finalità produttive, soddisfa impulsi meramente personali, è abnorme allo svolgimento dell’attività lavorativa, la responsabilità del sinistro può essere attribuita al lavoratore.

Con sentenza del 27.01.2021, n. 6505 la Corte di Cassazione penale, sez. IV, si è espressa in materia di infortuni sul lavoro dinnanzi ad una condotta imprudente del lavoratore 

I giudici hanno sostenuto che il comportamento del lavoratore può essere ritenuto abnorme – e dunque tale da interrompere il nesso di condizionamento – quando è consistito in una condotta radicalmente, ontologicamente lontana dalle ipotizzabili, e quindi prevedibili, scelte, anche imprudenti, del lavoratore, nell’esecuzione del lavoro.

Chi paga le spese legali di difesa? La soluzione assicurativa per gli amministratori d’azienda

Dalle sentenze che abbiamo appena menzionato è evidente a tutti che non sempre la responsabilità di un grave incidente da incendio sul lavoro è a carico dell’impresa.

Se crediamo che il nostro dipendente si sia esposto al rischio di incidenti a proprio rischio e pericolo, lo dobbiamo dimostrare in tribunale incaricando, sin dalle prime fasi del processo, legali specializzati in diritto sul lavoro.

Visto che è sempre un giudice a stabilire di chi è la responsabilità, o del lavoratore, o del datore di lavoro, suggeriamo proprio a chi dirige un’impresa di ricorrere a specifiche coperture assicurative per il rimborso di quelle spese legali che sarebbero tutte a carico dei singoli amministratori quali:

  1. copertura delle spese legali in caso di richiesta di risarcimento contro la singola persona
  2. costi di indagine, spese di rappresentanza legale, onorari professionali nell’ambito di un’indagine formale da parte di un ente amministrativo
  3. spese legali e onorari professionali sostenute per opporsi a misure cautelari
  4. spese per il ripristino della reputazione
  5. copertura delle spese legali di emergenza e viaggio e soggiorno sostenute da un familiare per presenziare in tribunale.

In conclusione

Può sembrare anche troppo ovvio ma, quando scoppia un incendio in azienda, le coperture assicurative dell’immobile e danni a terzi sono importanti ma spesso non bastano.

La polizza assicurativa contro i danni da incendio è indispensabile a indennizzare i danni fisici ai beni di nostra proprietà (fabbricato, merce in magazzino, macchinari…).

La copertura assicurativa RC Terzi è altrettanto importante per metterci al riparo da una richiesta di risarcimento proprio da chi ha subito un danno economico conseguente all’incendio del nostro fabbricato (nell’esempio fatto sopra, i possessori delle biciclette andate completamente distrutte nel magazzino a Vicenza, oppure pensiamo al caso di una ditta terza confinante con la nostra danneggiata dalle fiamme provenienti dal nostro fabbricato…).

Oltre a queste due assicurazioni suggeriamo l’acquisto di una copertura assicurativa di responsabilità civile dell’amministratore.

Come abbiamo visto nelle sentenze qui sopra, il giudice può condannare l’impresa e i suoi manager per errori, omissioni e/o violazioni degli obblighi previsti in materia sicurezza e salute sul lavoro.

Suggeriamo quindi di verificare molto bene se siamo coperti con un massimale abbastanza capiente per il rimborso delle spese legali e processuali a carico dei singoli dirigenti e amministratori.

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