Nuovo codice crisi d’impresa: la diagnosi preventiva dei rischi è indispensabile per proteggere l’azienda da eventi devastanti e i dirigenti e gli organi di controllo da responsabilità personale

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Il nuovo Codice sulla crisi d’impresa, recentemente modificato, richiede a imprenditori e amministratori d’azienda di attivarsi immediatamente in caso di difficoltà finanziaria.

Oltre a questi, anche i revisori dei conti e gli organismi di controllo rischiano di rispondere in sede civile e penale quando non rilevano per tempo la crisi e non adottano gli strumenti previsti per il suo superamento.

All’interno della prima parte di questo articolo elenchiamo i principali eventi devastanti che possono portare alla crisi e all’insolvenza dell’azienda.

Nella seconda illustriamo, a livello generale, come si articola l’analisi dei rischi a 360 gradi, strumento strategico per mettere al riparo dirigenti e organi di controllo da spiacevoli fraintendimenti e controversie legali sulla mancata osservazione del nuovo Codice.

“Il nuovo Codice della Crisi d’Impresa prevede nuovi rischi a carico di imprenditori e amministratori d’azienda: quali sono i più importanti?”

Il nuovo Codice della Crisi d’Impresa richiede che gli imprenditori affrontino tempestivamente le crisi aziendali prima che un evento negativo possa compromettere in modo definitivo i bilanci e la sopravvivenza dell’azienda.

Ai primi segnali di difficoltà finanziaria l’imprenditore è tenuto ad attivarsi immediatamente per rilevare la crisi e scongiurare il fallimento attraverso specifici strumenti e procedure organizzative contro il rischio di insolvenza.

Il ritardo nel percepire i segnali di crisi fa sì che, nella maggior parte dei casi, questa degeneri in vera e propria insolvenza irreversibile.

Per questo motivo gli amministratori d’azienda, che rimangono inerti di fronte ai segnali indicatori di una situazione di crisi o pre-crisi, rischiano di rispondere con il loro patrimonio personale.

“Quando un’azienda va “in crisi”, secondo la nuova legge?”

Il nuovo Codice definisce la “crisi” lo stato di difficoltà economico-finanziaria che rende probabile lo stato di insolvenza.

Per le imprese questo significa inadeguatezza dei flussi di cassa a far fronte regolarmente alle obbligazioni.

Tra i principali segnali di allarme, previsti dal nuovo Codice, figurano proprio gli squilibri di carattere reddituale, patrimoniale e finanziario, le mancate prospettive di continuità aziendale e l’inadeguatezza dei mezzi propri per portare avanti il business d’impresa.

La liquidità aziendale può essere seriamente compromessa da eventi imprevisti ad impatto devastante le cui conseguenze finanziarie -se non adeguatamente previste, analizzate e calcolate -possono addirittura provocare, repetita iuvant, lo stato di insolvenza.

Alcuni eventi, lo vedremo qui di seguito, possono avere un impatto medio-alto sulle casse dell’azienda, senza tuttavia provocare lo stato di insolvenza.

Altri invece possono compromettere per sempre la sopravvivenza dell’impresa, e il nuovo Codice è molto chiaro a riguardo.

“Quali sono gli eventi devastanti che possono mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’azienda?”

Facciamo alcuni esempi.

La guerra in Ucraina, prima che scoppiasse l’attuale crisi energetica, ha avuto sin da subito un serissimo impatto sulle catene di fornitura, segnando forti aumenti dei prezzi di gas, grano, mais, con crescenti ritardi e rincari della logistica e del trasporto delle merci.

Le aziende sono andate in sofferenza, ma eventi simili difficilmente possono provocare uno stato di insolvenza definitivo.

Ahimè la crisi energetica, scoppiata alla fine di questo Agosto, segna un notevole innalzamento del livello di rischio delle aziende.

È notizia di tutti i giorni che le speculazioni del mercato del gas abbiano fatto schizzare alle stelle le spese energetiche assieme ai costi di esercizio.

In questo caso siamo sì di fronte ad un evento dalle serissime conseguenze finanziarie: per moltissime piccole e medie imprese che lavorano a marginalità molto ridotta, come quelle del trasporto e della ristorazione, anche alberghiera, il rischio di chiusura è altissimo.

Questa minaccia, ancora più grande per le aziende energivore, è ancora scongiurata ma si paventa addirittura una possibile riduzione, se non addirittura il blocco, della produzione industriale di numerosi settori.

Oltre a questi rischi, di natura finanziaria, se ne aggiungono altri che, se troppo sottovalutati e sconosciuti, possono davvero mettere davvero in ginocchio la sopravvivenza dell’impresa.

Eccoli:

  1. un incendio devastante distrugge completamente il magazzino assieme alla merce pronta per la consegna.
  2. la produzione industriale rimane ferma per mesi a causa di un’alluvione.
  3. il nostro principale fornitore è insolvente e non paga un’importante fornitura.
  4. il titolare d’azienda, a causa di un incidente sportivo, perde la vita.

Vantare un portafoglio ricco di ordini spesso non serve visto che eventi simili, ad impatto negativo sulle casse dell’azienda, possono mettere in difficoltà i bilanci dell’impresa che non dispone più di un livello sufficiente di liquidità.

Un’alluvione, un terremoto, seri eventi atmosferici colpiscono gli assets fisici dell’azienda (il capannone industriale, i macchinari, la merce in magazzino) e possono minare alla base proprio quelle “prospettive di continuità aziendale” di cui parla il Codice della Crisi.

Un prolungato blocco della produzione può comportare la chiusura dello stabilimento, con tutte le conseguenze negative che possiamo immaginare e che la nuova legge vuole proprio contenere e ridurre.

“Oltre alle calamità naturali e agli eventi atmosferici, quali sono gli altri eventi ad impatto devastante per le aziende?”

A causa di un grave inquinamento delle aree circostanti il sito produttivo l’azienda rimane ferma per settimane su ordine delle autorità. Aumentano i costi fissi, la produzione è ferma, e si deve fare fronte a spese per la bonifica dei luoghi.

A fronte di un grave allagamento della filiale produttiva estera la materia prima è irrimediabilmente distrutta e non può essere consegnata alla casa madre italiana, con serie ripercussioni su tutta la catena dei fornitori di fiducia.

I consumatori, che hanno subito danni biologici da prodotto difettoso, ci portano di fronte al tribunale per svariate centinaia di migliaia di euro, con gravi danni d’immagine al nostro brand.

Il titolare dell’azienda è indagato per omicidio colposo a seguito di un incidente mortale sul lavoro.

I dirigenti dell’azienda alberghiera sono responsabili della morte di un ospite dovuta ad un’intossicazione alimentare.

In tutti i casi appena visti l’impresa deve letteralmente mettere mano al portafoglio per fare fronte agli ingenti costi di riparazione di immobili, ricostruzione del magazzino, approvvigionamento della merce, spese di risarcimento di danni a terzi, costi di difesa, multe e sanzioni.

Se i flussi di cassa sono compromessi, gli amministratori devono attivarsi immediatamente seguendo una specifica procedura prevista dalla nuova legge.

“Perché l’analisi dei rischi a 360 gradi è indispensabile per proteggere l’azienda e i suoi amministratori?”

Se l’azienda dovesse andare in crisi a seguito di uno degli eventi che abbiamo sopra illustrato, gli amministratori possono correre il rischio di pagarne le conseguenze di tasca propria.

Il nuovo Codice stabilisce, da una parte, un dettagliato percorso attraverso cui guidare l’impresa fuori dalla crisi (conclamata).

Dall’altra richiede l’impiego di un vero e proprio set diagnostico per tenere sotto controllo i flussi di cassa e il business plan e intervenire per tempo e scongiurare una crisi (in arrivo).

Ora: un sinistro ad impatto devastante rappresenta il detonatore che può far scoppiare la crisi d’impresa e “mettere all’angolo” il suo business dal mercato.

La “patata bollente”, concedetemi questa espressione, passa nelle mani degli amministratori che devono rapidamente “spegnere il fuoco”, mettendo in atto tutte le misure necessarie per evitare che le conseguenze economiche di uno spiacevole sinistro possano impattare negativamente sui bilanci.

“Nello specifico cosa prevede la nuova legge?”

L’art. 377 del Codice della crisi d’impresa prevede che gli amministratori rispettino l’art. 2086, comma 2 c.c.

Questa norma richiede di “istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale”.

Le conseguenze di una mancata osservanza sono esplicitate nell’art. 2476, comma 6, del Codice Civile: “Gli amministratori rispondono verso i creditori sociali per l’inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione dell’integrità del patrimonio sociale.”

Il Nuovo codice sulla crisi d’impresa si pone quindi sullo stesso piano della legge 231 in materia di responsabilità penale e amministrativa.

L’obiettivo principale di entrambe le leggi è fare prevenzione intercettando per tempo lo stato di crisi e adottando misure e iniziative concrete per fronteggiarla in modo strutturato.

Oltre alla predisposizione di organigrammi, procedure, regolamenti e deleghe, emerge molto chiaramente quanto l’analisi preventiva dei rischi sia vitale per la sopravvivenza dell’impresa.

A sinistro avvenuto la verifica di bilanci e indici non solo non è sufficiente, ma anche tardiva!

Occorre evolversi e adottare un approccio orientato al futuro dell’attività imprenditoriale.

I dirigenti, grazie all’analisi di risk management preventiva dei rischi, possono fornire ai titolari dell’azienda non solo un vera e propria fotografia degli eventi devastanti che possono mettere in ginocchio l’attività, ma anche evidenziare le misure indispensabili per ridurre le minacce e trasferire i rischi “residui” al mercato assicurativo.

È la stessa legge 231 a contemplare una forma di esonero di responsabilità quando possiamo dimostrare (pensiamo a un procedimento penale per un reato contro l’ambiente o a un grosso infortunio sul lavoro) di aver adottato modelli di organizzazione, gestione e controllo con cui prevenire la realizzazione di reati.

“In cosa consiste il processo di analisi a 360 gradi dei rischi devastanti?”

L’analisi dettagliata del processo di analisi integrata dei rischi sarà trattata in modo approfondito all’interno di un prossimo articolo.

Per il momento, a grandi linee, possiamo indicare qui di seguito le fasi principali in cui si articola.

In primis, è assolutamente indispensabile che dirigenti e titolari d’azienda abbiano chiara consapevolezza dei rischi devastanti che possono compromettere definitivamente la sopravvivenza del business.

Ci tengo a precisare che, nella maggior parte dei casi, i rischi che possono mettere in ginocchio l’attività aziendale o non risultano assicurati, o non sono stati attentamente presi in considerazione prima dell’acquisto delle polizze assicurative aziendali!

Per questo motivo è altrettanto strategico delineare con sufficiente chiarezza il contesto in cui opera l’impresa.

Un’azienda che produce solo per il mercato interno è diversa da chi esporta principalmente all’estero.

Un conto sono i rischi della manifattura, altra cosa sono le minacce (alluvioni, siccità…) a cui vanno incontro aziende agricole che, oltre alla coltivazione, fanno parte di filiere integrate nel settore alimentare e della grande distribuzione.

Un’attenzione particolare meritano le aziende legate a fornitori strategici.

I rischi aumentano quando gran parte dalla produzione della materia prima arriva dalla della nostra filiale oltre confine.

Chiarire bene il contesto operativo di una determinata attività imprenditoriale è quindi assolutamente indispensabile.

In secondo luogo, una volta che abbiamo elencato, a seconda del tipo di attività, i rischi principali che possono mettere a repentaglio il nostro business, dobbiamo analizzare le loro probabilità di accadimento e misurare l’impatto negativo sui bilanci aziendali.

Questa attività ci permette di calcolare con sufficiente precisione sia la frequenza con cui un determinato evento può impattare sulla nostra impresa che i tempi di reazione necessari per fronteggiare determinate emergenze e ritornare in attività come prima.

In terzo luogo, il sopralluogo tecnico in azienda (risk assessment). Per brevità, rimando a questo mio approfondimento.

La quarta fase riguarda la valutazione e trattamento del rischio.

Una volta che abbiamo individuato i rischi principali, calcolato e misurato quelli di impatto più frequente e devastante, visitata l’azienda, ecco che finalmente possiamo scegliere quali strategie scegliere prima che eventi simili si verifichino.

L’azienda può scegliere di:

-eliminare tout court alcuni rischi perché troppo alti.

-ridurre i rischi che -per loro natura, non possono essere trasferiti al mercato assicurativo -facendo prevenzione, controllo, monitoraggio.

-trasferire al mercato assicurativo i rischi “residui”, cioè quelle minacce  che, terminato il processo risk management, rimangono pericolosamente in capo all’azienda.

-trasferire i rischi alla controparte, attraverso specifici contratti di diritto civile e commerciale.

In conclusione

È assolutamente necessario prevedere e calcolare con precisione i rischi devastanti e il loro impatto sui bilanci aziendali.

Titolari e amministratori d’azienda, revisori dei conti e gli organi di controllo -in caso di mancata tempestiva segnalazione delle minacce che possono mettere a repentaglio la continuità aziendale-possono essere responsabili ai sensi della nuova legge per non aver previsto la crisi d’impresa.

L’analisi di risk management:

  1. permette all’imprenditore di disporre di un’analisi veritiera dei rischi devastanti che possono distruggere gli assets aziendali e mettere in ginocchio il business
  2. aiuta i dirigenti a calcolare con notevole precisione l’impatto negativo di un blocco produttivo o un danno inatteso sul bilancio aziendale.
  3. tutela revisori dei conti e organi di controllo da spiacevoli azioni legali per mancata tempestiva rilevazione della crisi dell’impresa
  4. rappresenta una procedura di controllo per gestire correttamente i rischi ed essere in linea con le nuove disposizioni di legge
  5. ci aiuta a misurare la solvibilità di un importante cliente
  6. trasferisce i rischi all’assicuratore, proteggendo i capitali a rischio
  7. permette di registrare utili più elevati: l’azienda dispone di tutte le informazioni per decidere in modo oggettivo qual è il miglior investimento da fare per ottenere il maggior ritorno.

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