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Danni all’ambiente: un recente incidente. Le soluzioni assicurative per l’habitat e i dirigenti

Pubblicato:7 Novembre 2020
Tempo di lettura: 3 minuti
Veduta aerea di un'area portuale industriale con container, magazzini, serbatoi di stoccaggio e linee ferroviarie: uno scenario ideale per considerare soluzioni assicurative per i danni ambientali inquinamento contro i rischi ambientali.

Nelle ultime settimane un’importante multinazionale, conosciuta in tutto il mondo per i suoi prodotti di alta qualità, è stata denunciata in Francia per presunto danno all’ambiente circostante lo stabilimento produttivo di cialde da caffè.

Nel caso specifico, il trabocco involontario dall’impianto nel fiume Aisne ha provocato, in un’area compresa tra i 6 e gli 8 km, la morte di 3 tonnellate di pesci.

L’azienda ha immediatamente confermato la notizia sulla accidentale fuoriuscita di fanghi biologici dal proprio impianto di depurazione.

Secondo le autorità del posto, subito intervenute per quantificare il danno all’habitat naturale, per ricostruire la fauna del fiume potrebbero essere necessari dai tre ai cinque anni.

La fauna inquinata rientrava all’interno di una specie protetta. Per vederla di nuovo, sarà necessario aspettare tra i 12 e i 17 anni.

Nel frattempo sono partite immediatamente le analisi sulle acque del fiume per verificare un possibile inquinamento chimico o batteriologico.

Il caso che abbiamo appena visto rientra all’interno dei rischi responsabilità civile ambientale a cui le aziende vanno incontro.

La legge europea prevede che chi inquina paga, addossando una vera e propria responsabilità oggettiva all’impresa che accidentalmente inquina l’aria, il suolo, le acque e l’habitat circostante.

Le multinazionali, come possiamo immaginare, sono assicurate attraverso specifiche polizze con massimali per milioni di euro, e si avvalgono di risk manager specializzati che più di una volta all’anno ispezionano il capannone e tutta l’area circostante.

Le PMI corrono il rischio di danneggiare l’ambiente?

La risposta è affermativa, e lo dimostrano i numerosi incidenti che si sono verificati in Italia dove alcune aziende hanno preso fuoco e inquinato l’aria e le aree limitrofe al sito produttivo (capannoni confinanti, terreni agricoli, case…).

Purtroppo, la maggior parte delle aziende medio-piccole sono tutt’oggi sprovviste di simili soluzioni assicurative, indispensabili per mettere in sicurezza il loro patrimonio da una causa civile per danni da inquinamento ambientale.

Per fare chiarezza su una materia molto complessa, ho dedicato questo articolo di approfondimento, dove ho illustrato:

>i settori industriali esposti al rischio ambientale, dal manifatturiero alle società di servizi

>i 7 casi più frequenti di danno all’ambiente (quello che abbiamo preso in considerazione sopra ricade all’interno del danno accidentale)

>il pericoloso equivoco in cui cadono le aziende, spesso ignare che la polizza di RC generale NON copre i danni da inquinamento

>il rischio dell’amministratore di pagare di persona i danni da inquinamento (rimando a questo mio articolo dedicato)

>i danni assicurati dalla polizza contro il rischio inquinamento.

3 cose da fare subito

Visto che le polizze aziendali contro i danni da incendio e di responsabilità civile generale non coprono i danni all’ambiente suggerisco di:

1.contattare consulenti assicurativi esperti e fissare un sopralluogo del capannone e dell’ambiente circostante l’azienda

2.ricorrere a specifiche soluzioni assicurative indispensabili per i danni da inquinamento accidentale o graduale

3.verificare se la polizza RC dell’amministratore copre le spese legali da danno all’ambiente.

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Categoria:Assicurazione aziendale
Etichette:inquinamento industriale,  internazionalizzazione,  responsabilità amministratori,  rischi siti industriali

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